IL "LEGGENDARIO" U-BOOT DI PORTOFINO
di Gabriele Paparo; foto Lorenzo Del Veneziano
Probabilmente tutti voi siete a conoscenza del ritrovamento, finalmente, del sommergibile tedesco affondato nei pressi di Portofino (GE) durante la seconda guerra mondiale. Questo relitto era ormai diventato una leggenda tra mito e realtà; le opinioni che lo davano presente nell'area (ed a profondità raggiungibile) erano oramai molto poche come anche le probabilità di ritrovamento senza utilizzare specifiche attrezzature per ricerche subacquee. Le carte nautiche consultate, le carte da pesca ed alcuni software cartografici lo indicavano nell'area...ma riuscire a trovarlo e vederlo è cosa ben più difficile!
Come spesso accade, l'ironia della sorte ha voluto che venisse ritrovato proprio quando ormai le speranze si erano affievolite.
La scoperta è stata fatta da Lorenzo del Veneziano, esperto subacqueo ed Istruttore tecnico/ricreativo presso il diving center "Centro Sub Tigullio" di Genova. Mi ha fatto molto piacere, in un giorno di Luglio, ricevere la sua telefonata per invitarmi ad andare a controllare un punto che poteva essere molto interessante...
Purtroppo in quei giorni ero a lavoro fuori città e non potetti andare; la curiosità mi spinse a chiamarlo la sera stessa per conoscere che cosa avesse trovato: forse uno scoglio? forse una delle tante "fangate"? Invece no! questa volta si trattava della prima immersione vera sul relitto del sommergibile tedesco! (immersione che io mi ero appena perso).
Dalla sua voce traspariva l'entusiasmo e l'emozione che aveva vissuto nel vedere questo mostro di ferro a 120mt sul fondo del Mar Ligure...ma ciò che più mi incuriosiva era la descrizione della incredibile quanto improbabile posizione in cui esso si trovava (quasi verticale, con la prua che sembrava tentasse ancora di guadagnare la superficie).
Per fortuna il mio rientro a La Spezia era imminente e non perdemmo tempo nell'organizzare un secondo tuffo insieme allo scopo, questa volta, di mettere una sorta di pedagno (che ci avrebbe permesso di effettuare successive discese) e documentare con fotografie il relitto. Questo secondo tuffo avveniva dopo aver iniziato una approfondita ricerca degli eventi storici e bellici che hanno fatto si che il sommergibile trovasse la sua fine in quel punto.Fu così che finalmente ci trovammo a Genova per iniziare la meticolosa preparazione delle molte attrezzature necessarie al fine di completare un'immersione di questo genere; Anche Lorenzo, come me, si immerge usando il rebreather CCR Inspiration, cosa che ci ha permesso di pianificare le immersioni in maniera simile.
Vi descrivo le 2 immersioni che abbiamo fatto insieme sul relitto.
Era un sabato mattina quando, dopo essermi svegliato alle 6:30 ed essere stato a lavoro fino alle 10, finalmente mi misi in macchina per guidare fino al diving a Genova. Per Lorenzo questa era la sua seconda immersione sul relitto, la prima in coppia. Il piano prevedeva di scendere fino al relitto e di collegare una cima dal vecchio pedagno fino alla parte più alta della prua (circa -90mt)....questo avrebbe permesso nelle immersioni successive di raggiungere il relitto senza necessariamente dover scendere all'abissale profondità del fondo (-120mt).
Il max tempo di fondo pianificato era di 18, massimo 20'. Mentre lui si era equipaggiato con la sua fotocamera io avevo preparato i miei reel e altri accessori necessari per fare il collegamento.
L'immersione iniziò alle 15 circa; anche se tenemmo una discreta velocità di discesa sembrava non finisse mai! 120mt sono parecchi e soprattutto quando non si sa cosa si incontrerà: in particolare (data la descrizione fatta da Lore) già dai -85mt mi aspettavo di vedere la sagoma da un momento all'altro; nella realtà finimmo quasi sul fango a -121mt e solo li vedemmo le lamiere da iniziare a seguire per risalire verso la prua. Durante la discesa incontrammo una discreta corrente.
Una rapida occhiata agli strumenti ed alle consolle dei rebrerathers per confermare che tutto fosse ok, uno sguardo di intesa ed iniziammo le attività previste. lo spettacolo era davvero impressionante: un sommergibile, quasi intero, in piedi sul fondo del mare! alzando lo sguardo non si riusciva a scorgere la fine dello scafo che si stagliava nell'azzurro del Mar Ligure (ottima visibilità a mezz'acqua, meno bella vicino al fondo). Mentre io mi occupavo di sagolare il relitto con il mio rocchetto, Lore mi faceva strada; subito dopo iniziammo il giro intorno alla torretta ed alle strutture dello scafo.
Il relitto è davvero molto bello: tante sono state le cose che mi hanno letteralmente impressionato; prima tra tutte, come ho detto, la posizione del relitto stesso, quasi verticale, che sembra piantato sul fondo; Esso si innalza dal fondo di 120mt fino a circa 90mt...quasi 30mt di altezza! Non meno importante è stata la dimensione del relitto stesso: davvero grande; Lo scafo si allarga molto creando un effetto di ombra se si passa sotto la chiglia. Molto bello il ponte (una volta in tek) che ora è rifugio di tantissime creature come gronghi, aragoste, scorfani ecc. Suggestivi i timoni di profondità in prossimità della prua (a circa 96mt) ancora aperti; ma sicuramente la parte più ricca è quella della torretta che presenta ancora un portellone di accesso allo scafo spalancato. In questo punto si riconoscono alcune strutture quali antenne, parti dello scafo ed anche il periscopio (la lente era completamente concrezionata dalle ostriche). Notevole la presenza di enormi aragoste su tutto lo scafo.
Durante tutta l'esplorazione Lorenzo si è dedicato a scattare molte immagini con la sua fotocamera ed i potenti fari di illuminazione; in questa immersione si è dedicato ai particolari riuscendo ad ottenere ottimi scatti del portello, della torretta, dei timoni, di alcune aragoste e scattando alcune suggestive immagini in luce ambiente della prua (da basso verso l'alto).
Il tempo a queste profondità passa velocemente e raggiunti i 19 minuti di runtime è ora di iniziare la lunga risalita;Tutta la deco è stata fatta lungo la cima di risalita, respirando dai nostri rebreathers e rispettando i profili decompressivi pianificati in partenza.L'immersione è durata poco più di 2 ore (138'rt), l'acqua calda degli strati superficiali non ha creato alcun problema di freddo.
La mia seconda immersione sul relitto è avvenuta qualche settimana dopo, al rientro dalle vacanze in Grecia (dove intanto mi ero letto un libro sugli Uboot tedeschi...); Lorenzo aveva fatto qualche altro tuffo ma voleva fare altre riprese video.
In occasione di un mio viaggio verso la Francia mi sono unito a Lorenzo e Luigi Casati per fare un'altra discesa sul sommergibile; il mio obiettivo questa volta era quello di esplorare la parte poppiera dello scafo, quella che giace sulla sabbia/fango del fondo. In questo modo avrei avuto il quadro completo del relitto e Lorenzo e Gigi avrebbero potuto completare le riprese della torretta e della prua.
Per godere al massimo della luce del giorno ci siamo immersi a metà mattinata di una bella giornata di sole. Come da programma la discesa è stata veloce ed una volta arrivati sul fondo le nostre "strade" si sono temporaneamente divise: Lore e Gigi sullo scafo a fare riprese ed io lungo le lamiere della poppa alla ricerca di eliche, timoni ed altre strutture ancora non avvistate.
Anche in questo caso lo spettacolo che ho visto è stato emozionante e drammatico allo stesso tempo: a poppavia della torretta lo scafo risulta dilaniato e distrutto, vi è una massa di lamiere contorte completamente ricoperte dalla vita marina.
Due grosse bombole si notano a cavallo di alcune lamiere. Non ho trovato traccia di eliche, timoni ed altre strutture poppiere. Dalle condizioni di questa parte dello scafo risulta evidente che una tremenda esplosione (nella zona di poppa dello scafo) ha dilaniato e quasi spezzato in due tronconi il sommergibile;
è difficile dire che cosa si prova nel vedere tutto questo: forse nei pochi minuti del tempo di fondo (anche questa volta 19') non si ha tempo per fermarsi a pensare....ma durante la lunga deco (oltre 2 ore) il pensieroera quasi fisso su quelle lamiere e ...su quei marinai che avevano trovato la loro fine sul loro battello, servendo con onore la loro patria. In particolare il boccaporto della torretta, ancora aperto, lascia intuire quanto inaspettata e violenta sia stata l'esplosione (si pensa sia avvenuta durante la posa di uno sbarramento di mine). Proprio per il rispetto dei caduti il nostro impatto con il sommergibile è stato il più discreto possibile e nulla è stato toccato dalla sua posizione originale.
è difficile dire che cosa si prova nel vedere tutto questo: forse nei pochi minuti del tempo di fondo (anche questa volta 19') non si ha tempo per fermarsi a pensare....ma durante la lunga deco (oltre 2 ore) il pensieroera quasi fisso su quelle lamiere e ...su quei marinai che avevano trovato la loro fine sul loro battello, servendo con onore la loro patria. In particolare il boccaporto della torretta, ancora aperto, lascia intuire quanto inaspettata e violenta sia stata l'esplosione (si pensa sia avvenuta durante la posa di uno sbarramento di mine). Proprio per il rispetto dei caduti il nostro impatto con il sommergibile è stato il più discreto possibile e nulla è stato toccato dalla sua posizione originale.
Questa immersione, essendo stata una quadra alla profondità di circa 118mt e non una multilivello come la precedente, mi ha costretto ad una deco più lunga. L'utilizzo della Jon-Line è stato fondamentale data la corrente, a tratti forte, che ci ha accompagnati durante la deco.
Il lavoro di documentazione non si è fermato alle riprese video ed alle foto subacquee: tantissimo materiale è stato ricercato e raccolto per ricostruire questo tassello di storia; anche questa parte è stata avvincente e ricca di soddisfazioni, soprattutto perchè ci ha permesso di identificare con certezza il sommergibile: si tratta dell'U-455, classe VIIC, della flotta Tedesca.Nel complesso direi che sono stato molto fortunato ad avere la possibilità di immergermi su questo relitto dall'importanza storica e dal fascino così elevato;
La visibilità, anche in profondità, ci ha permesso di goderci le immersioni e realizzare delle buone riprese/foto; la temperatura dell'acqua era confortevole e l'unica nota negativa (ma non si può aver tutto!) è stata la corrente, a tratti forte.
L'immersione è sicuramente impegnativa sotto tutti i punti di vista: tecnicamente, fisicamente e psicologicamente ma affrontandola con la giusta preparazione e metodologia si può portare a termine senza pericoli. Sicuramente i rebreathers a circuito chiuso ci hanno dato molti vantaggi rispetto alle tradizionali bombole e ci hanno permesso di totalizzare quasi 40 minuti di tempo di fondo in sole due immersioni.
E' stato bello, nelle settimane a seguire, leggere sui vari giornali (quotidiani, settimanali e riviste mensili) la notizia del ritrovamento e rivedere le immagini del relitto su giornali e televisioni.
Ho partecipato anche alla presentazione del video/documentario realizzato da Lorenzo presso l'acquario di Genova: cerimonia molto bella (di fronte ad alcune cariche istituzionali) ma soprattutto molto toccante nella parte del discorso dell'Alto Ufficiale Tedesco presente in veste ufficiale.
Alcune informazioni relative al sommergibile:
nome: U-455 classe VIIC
lunghezza: 67mt
tonnellagio: 769 emersione / 861 immersione
velocità: 17kn emersione / 7kn immersione
armamento: 5 tubi lanciasiluri da 533mm; un cannonne da 88mm (rimosso su alcune unità); 1 o 2 mitragliatrici;
equipaggio: 51 uomini
data affondamento: 6 Aprile 1944
probabile causa: esplosione di una mina durante la posa
Un ringraziamento a Lorenzo del Veneziano ( www.cstigullio.it ), anche per le foto gentilmente concesse.
Gabriele Paparo
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